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Storia di Montepulciano e del suo Vino Nobile
Dalle origini etrusche ai fasti rinascimentali

Azienda Agraria Antico Colle di Andrea Frangiosa

Nella Toscana sud-orientale, adagiata su un crinale che separa la Valdichiana dalla Val d'Orcia, si trova Montepulciano, una cittadina che incanta per la sua eleganza rinascimentale e le sue viste mozzafiato, e nota in tutto il mondo per il suo celebre vino: il Nobile.
Ma prima ancora che le sue colline fossero vestite di vigneti ordinati, Montepulciano vantava una storia millenaria, che intreccia civiltà etrusche, contese medievali e fasti rinascimentali.


Un borgo antico
Le origini di Montepulciano risalgono ad un passato remoto, fra il III e il IV secolo a.C., quando gli Etruschi, all’epoca del Lucumone di Chiusi Porsenna, colonizzarono queste terre per usufruire di una posizione strategica per i loro traffici commerciali tra il lago Trasimeno e il sud della Toscana. Per questo stesso motivo il territorio di Montepulciano costituì un importante snodo di comunicazione anche in epoca romana.

Tuttavia, per avere una storia documentata dobbiamo attendere fino all'epoca longobarda, tra gli anni 713 e 715: da allora Montepulciano esiste anche sulla carta con il nome di Mons Politianus – Castello Policiano.

Nel Medioevo, Montepulciano divenne oggetto del desiderio delle potenti città di Siena e Firenze, che si contesero il suo dominio per secoli. Fu nel 1390 che venne sancita un’alleanza stabile con Firenze e fu proprio in questo periodo che la città conobbe il suo massimo splendore, quando importanti famiglie nobiliari fecero costruire sontuosi palazzi e chiese, affidandosi ad architetti del calibro di Antonio da Sangallo il Vecchio e Michelozzo. Ancora oggi, passeggiando lungo il Corso, la via principale che sale fino alla magnifica Piazza Grande, si respira un’aria di nobiltà antica, fatta di pietra serena, arte e cultura.

La Montepulciano che conosciamo oggi, si evolve con un rilancio economico che ha inizio a partire dalla ricolonizzazione agricola e dalla bonifica della Valdichiana iniziata già dall’epoca dei Medici – XVI secolo – e terminata nel XIX secolo.

È questa lunga storia attraverso le civiltà e le culture che hanno vissuto i territori di Montepulciano che l’hanno resa una città di cultura, arte e storia, ma anche — e soprattutto — di vino.


Il Vino Nobile: una tradizione secolare
“Il Vino Nobile di Montepulciano è il re di tutti i vini” scriveva Francesco Redi, medico e letterato del Seicento, nel suo celebre poema “Bacco in Toscana”. Ma le prime tracce documentarie del vino di Montepulciano risalgono ancora più indietro: nel XIV secolo, già si parlava di vigneti vocati e di una produzione apprezzata nelle corti e nei mercati.
Il termine “Nobile” non nasce per caso: in passato, questo vino era appannaggio delle famiglie aristocratiche locali, che lo producevano per consumo personale e lo offrivano come simbolo di prestigio.

Oggi è il disciplinare, nato nel 1966 con la DOC e poi consolidato nel 1980 con la DOCG, che impone regole severe per garantire la qualità del Vino Nobile di Montepulciano: secondo quanto stabilito, questo vino deve contenere almeno il 70% di Sangiovese, qui localmente detto Prugnolo Gentile, un massimo del 30% di altri vitigni a bacca nera ammessi alla coltivazione in Toscana e un massimo del 5% di vitigni a bacca bianca ammessi alla coltivazione in Toscana – unico vitigno aromatico utilizzabile la Malvasia Bianca Lunga.
Sempre secondo il disciplinare, l’affinamento minimo è di due anni, di cui almeno uno in legno, mentre la versione “Riserva” prevede tre anni.

Il risultato è un vino elegante, strutturato, capace di lunghi invecchiamenti, ma anche di grande bevibilità già dopo pochi anni.
Il suo profilo è estremamente interessante e ampio: al naso si riconoscono note fruttate e floreali di ciliegia nera, prugna matura e violetta; caratteristiche sono le sue note speziate e suoi aromi terziari di cuoio, liquirizia, tabacco, cacao, caffè tostato, noce moscata, pepe nero, assieme alle componenti balsamiche e minerali di resina, grafite, bosco e tartufo bianco; al palato è equilibrato, caldo, con tannini presenti ma setosi, intenso e persistente. La sua complessità rievoca e racconta il territorio da cui proviene, vero, ricco e affascinante, dalla storia millenaria e dalla bellezza maestosa.

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