Quando ci sediamo con un bicchiere di vino davanti, spesso ci limitiamo a dire: “Mi piace” o “Non fa per me”. Ma nel mondo del vino, le parole contano. Saper descrivere un vino in modo preciso e consapevole non solo ci aiuta a capirlo meglio, ma rende più ricca e coinvolgente la nostra esperienza.
In questo articolo esploreremo il linguaggio della degustazione: un lessico fatto di sensazioni, analogie e termini tecnici che ci permettono di trasformare un semplice sorso in una vera narrazione.
I tre momenti della degustazione
La degustazione si divide in tre fasi principali: esame visivo, olfattivo e gustativo. Ognuna ha il suo vocabolario, ed è proprio da qui che iniziamo.
1. Esame visivo: il colore racconta
Il primo impatto con il vino è visivo. Osservandolo nel bicchiere possiamo cogliere subito alcuni indizi:
• colore: rosso rubino, granato, porpora, giallo paglierino, dorato, ambrato. La tonalità e l’intensità ci suggeriscono l’età e il tipo di vino
• trasparenza: un vino limpido è ben vinificato; nei rossi più evoluti, la trasparenza aumenta
• consistenza: facendo roteare il vino, possiamo osservare le “lacrime” o “archetti” che scendono lungo le pareti del bicchiere; questo ci dà un'idea della gradazione alcolica.
2. Esame olfattivo: un mondo di profumi
L’olfatto è la fase più evocativa e affascinante. È qui che il vino si racconta davvero:
• intensità: il profumo è tenue o deciso?
• qualità: è fine, elegante, oppure grezzo e pungente?
• famiglie aromatiche: i profumi vengono associati a categorie per facilitare il riconoscimento:
o fruttati – mela, ciliegia, frutti di bosco…
o floreali – rosa, violetta, fiori bianchi…
o speziati – pepe, vaniglia, chiodi di garofano…
o erbacei – fieno, erba tagliata…
o tostati e balsamici – caffè, cioccolato, resina, eucalipto…
o minerali – pietra focaia, gesso, grafite…
Non bisogna temere nemmeno di usare anche termini “poetici” o personali: dire che un vino ricorda “la scorza d’arancia candita della nonna” è perfettamente lecito in una degustazione tra appassionati.
3. Esame gustativo: equilibrio e persistenza
Al palato, il vino ci offre le sue componenti strutturali:
• dolcezza: secco, abboccato, amabile, dolce
• acidità: responsabile della freschezza
• tannini – nei rossi: secchezza, astringenza. Possono essere “verdi” – acerbi – o “morbidi” – ben integrati
• alcolicità: calore percepito in bocca
• corpo: la struttura complessiva, che può essere snella, media o robusta
• persistenza aromatica intensa – PAI: quanto dura il sapore dopo aver deglutito? Un vino lungo in bocca è generalmente di buona qualità.
Il vino si racconta: come unire le sensazioni
Per descrivere un vino non basta elencare caratteristiche. Bisogna cercare armonia e coerenza. Facciamo un buon esempio con quella che potrebbe essere la descrizione di un Vino Nobile di Montepulciano:
“Rosso rubino profondo con sfumature granato. Al naso si apre con note di ciliegia matura e mora, seguite da sentori di pepe nero, tabacco dolce e un accenno balsamico. In bocca è strutturato, caldo, con tannini vellutati e un finale lungo che richiama spezie e sottobosco.”
Con un po’ di pratica, il vocabolario diventerà naturale. Non si tratta di imitare i sommelier, ma di costruire un proprio modo di esprimere ciò che si sente, in modo chiaro e condivisibile.
Il linguaggio del vino, in fondo, è una chiave. Non serve per impressionare, ma per capire meglio ciò che si beve e comunicarlo agli altri. Più lo usiamo, più diventiamo consapevoli di quello che ci emoziona in un bicchiere. E questo è il cuore della passione per il vino: la scoperta, il racconto, la condivisione.