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Conosciamo il rosato
Tutto quello che dovresti sapere

Azienda Agraria Antico Colle di Andrea Frangiosa

Quando si parla di vino, spesso la conversazione si concentra su due poli principali: vini rossi e vini bianchi. Troppe volte, infatti, si ignora un altro grande protagonista del panorama enologico del nostro Paese, che è il vino rosato. Questo vino, purtroppo, rimane per molti un territorio ancora poco esplorato, e talvolta è persino vittima di pregiudizi o di una certa superficialità; c’è infatti ancora chi pensa che sia un mix tra bianco e rosso, mentre in realtà il rosato è un vino a tutti gli effetti, con una dignità stilistica propria, frutto di scelte precise sia in vigna che in cantina.
In questo articolo scopriremo come si fa, quali sono le sue caratteristiche e perché vale la pena conoscerlo – e berlo – meglio.


Come nasce il vino rosato
Il vino rosato si ottiene da uve a bacca nera. A differenza della produzione dei vini rossi, durante la quale la macerazione è lunga e le bucce hanno modo di rilasciare tutto il loro pigmento nel mosto, nella produzione del rosato la macerazione è breve: in questo modo solo una parte dei pigmenti andrà a colorare il mosto, facendo sì che il vino assuma la sua tipica colorazione rosa.
Inoltre, sempre a differenza dei vini rossi, in cui la lunga macerazione conferisce anche tannini e struttura, nei rosati si punta, invece, sull’equilibrio tra freschezza, eleganza e aromaticità.

Il processo della macerazione breve è molto delicato e altamente tecnico, perché ogni ora di contatto fra bucce e mostro può modificare in modo significativo il colore, l’intensità aromatica e la struttura del vino.

Una volta raggiunta la tonalità desiderata, il mosto viene separato dalle bucce e prosegue la fermentazione in bianco, ovvero segue il processo di lavorazione solito dei vini bianchi. Questo consente di preservare la freschezza e l’integrità del prodotto.
Il risultato di questa attenta lavorazione è un vino snello, vivace, con un profilo gustativo che oscilla tra la leggerezza dei bianchi e la fragranza dei rossi giovani.


Le sfumature del rosato: un arcobaleno enologico
Il vino rosato può presentarsi in diverse sfumature, fondamentalmente per tre ragioni: il vitigno utilizzato, che può avere uve più o meno cariche di pigmento, la durata della macerazione – anche poche ore possono fare la differenza – e l’invecchiamento – con il passare del tempo si può osservare una minima evoluzione nel colore dei rosati, che rimane, comunque, molto meno evidente rispetto a quella dei vini rossi.
La scala cromatica che può assumere è sorprendente. Si parte dalla distinzione di base fra:

• rosa tenue: si distingue per la sua delicatezza visiva; è il colore tipico dei rosati provenienti da vitigni poco pigmentati, come il Pinot grigio e il Lagrein

• rosa cerasuolo: è la tonalità intermedia e la più comune fra i rosati italiani; ricorda il colore delle ciliegie a maturazione precoce – da qui il nome

• rosa chiaretto: fra tutte è la tonalità più scura, anche se il nome potrebbe trarre in inganno; deriva, infatti, da un’antica definizione dei vini rossi più pallidi, ovvero “clarets” – se i clarets erano rossi estremamente chiari, i rosati chiaretti sono dei “quasi rossi”

Ma la gamma delle sfumature di rosa è molto più estesa, offrendo tante varianti che non sono solo estetiche, bensì suggeriscono anche una diversa esperienza sensoriale: si va dai rosati più chiari che sono più freschi e floreali, fino a quelli di colore più intenso che hanno più corpo, profondità e anche una leggera attitudine all'invecchiamento; in mezzo si trova un arcobaleno di nuance, che fa ben capire quanto il mondo del rosato sia ricco e vario; potresti sentire parlare, infatti, di rosa buccia di cipolla, mattone, lampone, carne, melone, pesca, mango, salmone, corallo e altri.


L’Italia del rosato
Il rosato viene prodotto in molte parti del mondo, Italia compresa, dove ogni territorio ha una sua interpretazione di questo vino, spesso legata ai vitigni autoctoni e a un'identità culturale ben precisa.
In Puglia, ad esempio, il rosato ha una lunga storia, e da uve come Negroamaro e Bombino Nero si ottengono vini dal colore vivido e dalla sorprendente freschezza; in Abruzzo, il Cerasuolo è un'istituzione; sul versante settentrionale, il Chiaretto del Garda si distingue per fragranza e mineralità; nella nostra Toscana, il rosato è un vino di grande freschezza e ricco di profumi floreali e fruttati.


Quando berlo e come abbinarlo
Il rosato è un vino estremamente versatile. In generale, la sua freschezza lo rende ideale per accompagnare piatti estivi, antipasti leggeri, pesce, verdure e formaggi freschi, ma i rosati più strutturati possono anche reggere piatti più complessi, come zuppe di pesce, carni bianche o salumi tipici. Servito a 10-12°C, è anche un ottimo compagno per l’aperitivo.

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